snellì le tecniche rendendole adatte a tutti i sinceri ricercatori.
In occidente è diventata nota grazie all’opera di Paramahansa Yogananda, che nel 1920 fu inviato in America dal suo Guru - Sri Yukteswar, uno dei più avanzati discepoli di Lahiri Mahasaya, su espressa richiesta dello stesso Babaji - a portare le pratiche del Kriya Yoga e la conoscenza delle verità eterne universali (chiamate in India Sanaatan Dharma) nel mondo occidentale.
Da quel momento e fino alla sua morte, avvenuta nel 1952, egli visse negli Stati Uniti d’America, dove fondò un’organizzazione che chiamò Self Realization Fellowship e iniziò al Kriya decine di migliaia di sinceri ricercatori ispirandoli a dedicare la propria vita a realizzare Dio. La sua opera è stata inoltre divulgata da altri discepoli viventi, come Swami Kriyananda, fondatore delle comunità spirituali di Ananda e Roy Eugene Davis, fondatore del Center for Spiritual Awareness.
Kriya significa azione e yoga significa unione e quindi unione con l’Infinito attraverso una determinata azione o rito (kriya). Si dice che uno Yogi che ne segua scrupolosamente la tecnica venga gradualmente liberato dal Karma, la catena della legge di causa-effetto e delle sue azioni equilibranti. Il Kriya in realtà è una scienza molto antica a cui si fa riferimento anche in due versi della Bhagavad Gita (IV, 29 e V, 27 e 28) e in altrettanti versi degli Yogasutra di Patanjali (II, 1 e 49). Il secondo capitolo degli Yogasutra è un trattato sul Kriya e comincia con la frase “il Kriya Yoga è composto da Tapas (disciplina corporea), Swadhyaya (studio del Sé e delle scritture) e Isvara Pranidana (abbandono a Dio)”. Questo ci fa capire che il Kriya Yoga è una scienza che affonda le radici nella storia della spiritualità indiana.
Yogananda andava anche oltre, dicendo che il Kriya Yoga o una tecnica simile erano conosciute e praticate anche da molti santi cristiani e dallo stesso Gesù Cristo.
Il Kriya Yoga è, potremmo dire, una forma speciale di Raja Yoga, basata sull’osservazione degli stessi princìpi, gli otto rami dell’Ashtanga: Yama, Nyama, Asana, Pranayama, Pratyahara, Dharana, Dhyana e Samadhi.
La particolarità del Kriya consiste nelle sue tecniche suddivise in diversi livelli che permettono di lavorare in modo completo e graduale sul corpo e sulla mente: un livello iniziale in cui si imparano degli esercizi di ricarica energetica messi a punto da Yogananda per rifornire i tessuti del corpo, i muscoli e gli organi di energia fresca e vitale “Prana”, aiutando al tempo stesso a sviluppare la forza di volontà e la concentrazione.
L’altra tecnica che viene insegnata all’inizio è una forma di concentrazione basata sull’osservazione del respiro naturale abbinata alla ripetizione di un mantra. Solo questa pratica di per sé, ha detto Yogananda, può portare al Samadhi. Inoltre l’esperienza e l’abilità in essa sono necessarie per riuscire nelle tecniche più avanzate del Kriya che richiedono un’elevata capacità di concentrazione. La terza tecnica che viene insegnata è una forma di meditazione basata sull’ascolto del suono “Om”.
La pratica regolare di queste tecniche nel giro di alcuni mesi porterà lo studente ad essere pronto a ricevere le tecniche per le pratiche avanzate. Queste constano di quattro livelli e di esse la prima, la più importante, è basata su un pranayama che permette di far circolare l’energia su e giù nella spina dorsale astrale, permettendo in questo modo di magnetizzarla e gradualmente di portare l’energia in alto verso l’occhio spirituale.
Le tecniche avanzate del Kriya vengono tramandate da maestro a discepolo oralmente e in forma diretta, e per un’antica regola yogica non possono essere divulgate. A tale fine esse vengono trasmesse attraverso un’iniziazione da un Kriyacharya autorizzato dalla SRF, da Swami Kriyananda o da Roy Eugene Davis.
Il Kriya Yoga è quindi una via classica e scientifica che permette di ottenere uno sviluppo completo dell’essere umano, rafforzando e ripulendo il tempio corporeo, migliorandone l’efficienza e l’abilità di concentrazione, potenziando la volontà e aiutando l’essere umano ad ottenere un’integrazione completa con sé stesso e il mondo circostante, permettendogli di raggiungere eventualmente il fine ultimo dello yoga: la realizzazione del Sé e quindi l’unione con l’Infinito.
E’ consigliabile per chiunque volesse intraprendere il cammino del Kriya Yoga leggere “Autobiografia di uno Yogi” di Paramahansa Yogananda, che, oltre a raccontare la sua incredibile storia, ci porta esempi importanti di grandi maestri realizzati del Kriya Yoga.